La rivista «Archivi di Psicologia Giuridica» nasce dal desiderio di contribuire a rendere più fecondo il dialogo tra la sfera del diritto e quella della psicologia.
Se è vero che il desiderio da cui qualcosa origina permane come traccia nel suo nome, il nome di questa nuova rivista esprime anche il desiderio che dell’incontro tra psicologia e diritto che in essa avviene rimanga una memoria, un residuo che possa essere «archiviato» per utilizzazioni future. Rendere qualcosa di contingente, valido e utilizzabile anche per il futuro, è certamente un progetto ambizioso ma non irrealizzabile.
La via che abbiamo scelto per tentare di realizzarlo, è quella di trasmettere attraverso le discussioni che avverranno nella nostra rivista, soprattutto un metodo, una modalità specifica di realizzare l’incontro tra la psicologia e il diritto. Al di là delle singole trattazioni degli argomenti – che si collocano necessariamente nella sfera del contingente – è la «forma» dell’incontro, il metodo di discussione, la struttura che guida lo sviluppo di un tema che, nel nostro desiderio, vorremmo fosse «archiviata» dal lettore.
Dalla maieutica socratica, al discours de la méthode cartesiano, alla psicoanalisi, il «metodo» di lavoro è ciò che permane al di là dei singoli contenuti, ciò che è davvero meritevole di essere conservato nella memoria.
Qual è dunque il metodo di lavoro che desideriamo trasmettere al lettore nei dibattiti che avverranno all’interno della rivista «Archivi di Psicologia Giuridica»?
In primo luogo, l’idea socratica che solo nel dià-lògos, nella aperta e libera discussione tra più soggetti (almeno due), si possano compiere progressi nella conoscenza dei fenomeni. Il dialogo, il confronto, la «contesa» anche accesa, implicano l’ascolto dell’altro che diviene parte essenziale, ineludibile, fondante, del processo di conoscenza. Non può esserci conoscenza nella ruminazione mentale solitaria, non può esserci conoscenza senza l’ascolto dell’altro.
In secondo luogo, abbiamo cercato di «realizzare» nel nostro metodo di lavoro, il principio cartesiano del dubbio, l’idea che diversi punti di vista sul fenomeno sono possibili e che possiedono tutti una loro dignità. Il dubbio, quindi, come antidoto contro il dogmatismo e contro la presunzione di essere gli unici detentori della «verità».
In terzo luogo, dalla psicoanalisi, abbiamo mutuato l’idea che c’è sempre qualcosa di nascosto, di più profondo, di non facilmente accessibile dietro l’apparenza con la quale i fenomeni si presentano nei comportamenti e nelle parole dei soggetti. Non ci accontentiamo quindi del «detto» ma andiamo a ricercare ciò che sta dietro quel «detto», ciò che lo origina e lo sostiene.
Dalla sintesi di questi tre orientamenti metodologici, nascono gli «Archivi di Psicologia Giuridica», con una struttura del dialogo tra psicologia e diritto che si articola nelle sei sezioni nelle quali la rivista è suddivisa.
In una prima sezione, denominata «Orizzonti», viene di volta in volta proposto un testo di carattere filosofico, che delinea un orizzonte entro il quale il lettore viene sollecitato a porre il tema trattato in quel numero. Lo scopo di questa sezione è quello di aiutare il lettore a «distaccarsi» dai pregiudizi, da modalità stereotipate di considerare un certo fenomeno, mostrandogli che le cose possono essere affrontate anche ponendosi in un orizzonte diverso da quello che abitualmente viene proposto per la lettura di quel fenomeno. In questo primo numero che tematizza l’assegnazione della casa familiare nella separazione e nel divorzio, ad esempio, l’orizzonte proposto attraverso il testo del filosofo Carlo Sini, è la riflessione heideggeriana su costruire, abitare, pensare.
La seconda sezione della rivista, denominata «Aspetti psicologici», raccoglie una serie di contributi che sviluppano il tema di volta in volta trattato, articolandolo nelle sue varie sfaccettature di natura psicologica. Si indagano i processi psicodinamici tra i soggetti, le implicazioni sul versante evolutivo per i minori, gli aspetti clinici e diagnostici che possono essere rilevanti quando si presentano determinati casi.
La terza sezione, denominata «Aspetti giuridici», sviluppa invece il tema del numero sotto il profilo giuridico ricostruendo la genesi della giurisprudenza su quel tema, affrontando l’interpretazione delle norme, la loro applicazione, comparando la nostra legislazione su quell’argomento con quella di altri paesi.
Le restanti tre sezioni, «Rassegna giurisprudenziale», «Suggerimenti bibliografici» e «Novità editoriali di psicologia giuridica» vogliono essere utili strumenti al servizio di coloro che operano in ambito psicologicogiuridico.
La prima, a cura della Camera Civile di Firenze, raccoglie una serie di sentenze particolarmente significative, sull’argomento trattato nel numero della rivista.
La seconda e la terza, a cura dell’Istituto di Psicologia Forense, contengono rispettivamente una bibliografia ragionata sul tema trattato e un aggiornamento sulle principali novità editoriali in ambito psicologico-giuridico.